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domenica 19 gennaio 2014

L’invisibile cittadella della nostra libertà è abitata da libri e da amici


I LIBRI DEL TASSO:
Daniel Pennac, “Come un Romanzo”
Scrivere e leggere sono le cose che faccio di più in questo lungo inverno.
Sono legate indissolubilmente: la prima è necessariamente lo specchio della seconda, ovvero, ciò che scrivi è inevitabilmente influenzato da quello che hai letto nella vita.

Un’amica, qualche tempo fa mi ha scritto che le parole degli altri siamo già noi, e così, nei libri e nelle canzoni che qualcuno ci regala ritroviamo un pezzettino di noi stessi. E’ vero, è proprio così!

C’è qualcuno che ha saputo descrivere questa cosa con esattezza:

“Quel che abbiamo letto di più bello lo dobbiamo quasi sempre a una persona cara. Ed è a una persona cara che subito ne parleremo. Forse proprio perché la peculiarità del sentimento, come del desiderio di leggere, è il fatto di preferire.

Amare vuol dire, in ultima analisi, far dono delle nostre preferenze a coloro che preferiamo.

E queste preferenze condivise popolano l'invisibile cittadella della nostra libertà. Noi siamo abitati da libri e da amici.”  D. Pennac                                                                      

L’invisibile cittadella della nostra libertà è abitata da libri e da amici.

Trovo queste due espressioni di Pennac, che ho riunito in un’unica frase, fra le cose più belle che abbia mai letto.

Sapere che dentro di noi esiste un posto in cui possiamo scegliere chi far entrare e che possiamo popolare di libri, musica e amici, per un attimo ci dona una sensazione di estrema libertà dalle contingenze quotidiane. Vale anche per la nostra vita e per il dolore che, di tanto in tanto, la attraversa.
C’è un posto nel nostro cuore di cui noi soltanto abbiamo le chiavi, una fortezza inespugnabile nella quale custodiamo i nostri ricordi più cari e le persone alle quali abbiamo voluto bene. Quando abbiamo voglia di riviverli e rivederle basta prendere quella chiave, aprire quello scrigno e farli uscire fuori.

C’è chi quel posto lo chiama cuore, chi anima, chi lo chiama cielo.
Ma io ho scoperto che forse quel posto lo descrive meglio Pennac:
 “…l’invisibile cittadella della nostra libertà.”

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