La parola di
stasera è Kintsugi che significa “riparare con l’oro”. Si tratta
di una tecnica giapponese di recupero di oggetti rotti, generalmente in
ceramica, attraverso l’uso dell’oro, dell’argento o di altro materiale
prezioso.
Mi ha molto
colpito il fatto che la crepa nell’oggetto non venga nascosta ma valorizzata e
resa visibile dal metallo prezioso. L’oggetto così riparato rinasce a nuova
vita e diventa ancora più prezioso e unico perché è impossibile ritrovarne due
con le crepe uguali.
E’ come nella
vita, ogni tanto cadi e ti fratturi qualche osso, o molto più spesso scopri di
aver il cuore pieno di incrinature, e allora cerchi di porvi un rimedio
riparandole come meglio puoi.
A guarigione
avvenuta resteranno le cicatrici che rendono ogni vita differente dalle altre.
Ognuno porta con sé il proprio dolore, le proprie crepe che generalmente
rendono più sagge le persone.
Il dolore non
ti lascia mai uguale, dopo sei una persona irrimediabilmente diversa, spesso
migliore.
Anche noi
inconsapevolmente facciamo una sorta di Kintsugi:
ripariamo le nostre ferite e le ricopriamo con ciò che abbiamo a portata di
mano, talvolta oro, talvolta argilla, disegnando sulla pelle della nostra anima
un fitto reticolo che spesso nessuno vede ma che soltanto tu riesci
decodificare.
Te li porti sulla pelle questi segni, tatuaggi invisibili, ci sono ma
nessuno per fortuna li vede: sono draghi, farfalle, teschi e cuori trafitti. Rappresentano le passioni, gli incontri sbagliati, quelli mancati, i sogni che avresti voluto realizzare. Fanno parte di te e te li senti scolpiti sulla pelle.
Sono profonde scarificazioni dell’anima, murales trasparenti sulle pareti della tua esistenza.
Ferite insomma e graffi che, se emergessero per davvero, non lascerebbero libero un centimetro di pelle. Ognuno di noi ce li ha, dentro.
Fonte foto: http://thecitylab.net/2013/06/06/kintsukuroi/

Nessun commento:
Posta un commento